Contributo di Rodolfo Saracci

Renzo ricercatore


Sono entrato, e più ancora sono restato e ho lavorato per lunghi anni alla International Agency for Research on Cancer (IARC), perché c'era Renzo Tomatis. Per sei anni, dal 1976 al 1981, è stato non solo il responsabile dei laboratori più attivi di carcinogenesi sperimentale della IARC ma anche il punto di riferimento per quegli epidemiologi che collocavano la loro ricerca nella prospettiva della salute ambientale e occupazionale e della prevenzione primaria.
Dal 1982, con la sua nomina a direttore della IARC e fino al termine del suo mandato alla fine del 1993, sono stati dodici anni di collaborazione praticamente quotidiana, rinforzata e alleggerita al tempo stesso dalle chiacchierate e dalle telefonate serali che erano il nostro angolo del "gossip" e della cultura, che Renzo possedeva ampia come pochi e animata da una finissima sensibilità che non ho ancora incontrato in altri. Mi balza ora agli occhi il privilegio che ho avuto e che è dovuto alla tranquilla attrazione che Renzo aveva saputo esercitare su un numero di ricercatori che erano entrati alla IARC: il privilegio di lavorare in un gruppo di responsabili di unità di ricerca che potevano operare "guardando avanti" nello sviluppo di idee e programmi, senza dover spendere e tempo e mente per "guardarsi le spalle" come accade - per quello che ho constatato nella mia esperienza - nella maggioranza dei contesti di lavoro. Eravamo, compreso un intelligente amministratore, una mezza dozzina di "senior" ciascuno con le proprie idee ed ambizioni, ma condividevamo i principi di ricerca e di condotta di Renzo e - soprattutto - eravamo sicuri che in qualunque questione toccasse questi principi non ci saremmo mai trovati uno a manovrare dietro le spalle degli altri. Se problema c'era l'interessato ne avrebbe parlato e discusso con Renzo e insieme a Renzo con gli altri. Creare un clima di ricerca di questo genere è stato uno dei grandi meriti di Renzo e si è eclissato nella IARC dopo di lui.
Se questo è un merito che solo chi ha vissuto quegli anni può ricordare, l'altro grande merito di Renzo, questo più largamente riconosciuto dentro e fuori il mondo della ricerca, è il programma delle "Monografie. Forse non ci si rende sufficientemente conto che le Monografie sono state un programma evidence-based "ante-litteram" o piuttosto che il metodo ed il rigore scientifico di cui Renzo aveva idee e pratiche chiare gli ha permesso di fare, senza etichette particolari e senza copiare da nessuno, dell'autentico lavoro evidencebased.
All'inizio degli anni settanta si era accumulata una sostanziale massa di dati, peraltro dispersi, sia sperimentali che epidemiologici sugli agenti cancerogeni chimici, fisici e biologici. Ma non ne esisteva nessuna lista largamente accreditata presso la comunità scientifica e l'Organizzazione Mondiale della Sanità suggerì alla IARC di allestirne una, un lavoro presunto di alcuni mesi o un paio di anni. La reazione di Renzo è stata quella non tanto di compiacere magari diplomaticamente a questa legittima richiesta ma anzitutto di saper osservare (che è la qualità prima del ricercatore ) la realtà come effettivamente si presentava: come era possibile produrre una lista senza aver condotto una valutazione critica e comprensiva di tutte le evidenze esistenti su un agente (già la semplice idea di riunire in modo sistematico dati sperimentali e epidemiologici suonava innovativa rispetto, se non alla teoria, alla pratica del tempo)? E come è possibile condurre questo tipo di valutazione approfondita senza riunire e far interagire esperti di ciascuno dei settori di ricerca pertinenti? La "lista" poteva dunque solo essere, se doveva essere scientificamente solida, il prodotto di lunga lena di un lavoro interdisciplinare di valutazione: da qui sono nate le Monografie. In un certo senso contro-corrente.
Colleghi e ricercatori reputati gli dissero che era una bella idea ma irrealizzabile, i più ottimisti gli predissero che dopo la valutazione di uno o due agenti (asbesto, amine aromatiche) il programma si sarebbe afflosciato perché mancavano i dati, e se la IARC approvò che Renzo e qualche collaboratore dedicassero una porzione del loro tempo al progetto, Renzo dovette trovarsi i fondi per svilupparlo al di fuori delle risorse del budget ordinario (all'NCI americano). Quando sono entrato alla IARC nel 1976 il programma aveva invece felicemente superato l'infanzia e si cominciava a rendersi conto della necessità di dare una struttura coerente ai criteri di valutazione che i diversi gruppi di lavoro si erano di volta in volta dati: era stata una esperienza indispensabile per non creare criteri aprioristici e nel vuoto ma che ora richiedeva di andare oltre sul piano della omogeneità del programma e della leggibilità dei metodi di lavoro dei gruppi di valutazione. Così le Monografie sono evolute e rapidamente divenute un riferimento internazionale.
Di Renzo ricercatore ci sarebbe molto da dire. Ma questi due meriti, l'avere creato un insieme coeso di ricercatori "senior", all'origine con i loro collaboratori di programmi di cui fino ad oggi si vedono i risultati scientifici, e l'aver anticipato nel settore del rischio cancerogeno per l'uomo un lavoro evidence-based sono tra i maggiori.

Rodolfo Saracci
NotizAIE n. 20